Ghosting: l’era dei fantasmi relazionali (Ti blocco, ti elimino, sparisco nel nulla)
Ed ecco che scompare! Ci si dilegua, nessuna telefonata, nessun messaggio, nessun chiarimento, si scompare improvvisamente. Nessun preavviso e nulla che facesse presagire la sparizione.
È questo un nuovo fenomeno psicologico che serpeggia tra le nuove generazioni: il ghosting! Coinvolge relazioni amorose, amicali, lavorative e anche terapeutiche.
Le persone scompaiono senza lasciare più traccia. Ogni comunicazione si interrompe e ci si trasforma in veri e propri fantasmi. E’ un comportamento, talvolta una vera e proprio strategia indiretta, immatura ed aggressiva in cui si rifiuta l’altro e la persona che fa ghosting si trasforma in un vero e proprio fantasma dileguandosi definitivamente. Nella nuova generazione digitale, le modalità più utilizzate sono blocchi sui social, rimozione di profili su Facebook, non ci si segue più su instagram.
Negli ultimi anni se ne registra un notevole incremento tanto che, ad oggi, si stima che circa un 80% delle relazioni vengano interrotte con un’azione di Ghosting. Più o meno tutti noi, dunque, ne siamo stati vittime o carnefici.
La vittima è incredula, esterefatta non si capacita di tale comportamento. Ma cosa è successo?
La risposta è tanto semplice quanto spiazzante: non aveva più voglia di vederti e tra dirtelo e sparire, ha preferito sparire. Sembra che rendersi un fantasma sia un modo indolore per fare capire all’altro che l’interesse non c’è più o si è esaurito, senza comunicarlo brutalmente. Ma in realtà, chi subisce ghosting, di brutale poi ne vivrà solo le conseguenze. Frequenti i pensieri autosvalutanti e autodistruttivi, finendo il più delle volte con l’attribuire a sè stesso ogni colpa (vera o presunta) dell’allontanamento del partner. La stessa capacità di giudizio, di comprensione è costantemente messa in discussione.
Lo stato emotivo è confusionario, troppe le emozioni che sopraggiungono, rabbia, paura, tristezza, sgomento, preoccupazioni costanti. L’esperienza di rifiuto sociale che si sente ha le stesse conseguenze psicologiche di un vissuto abbandonico. Al contrario chi fa ghosting si deresponsabilizza, evita il confronto e ritiene che ha agito per il bene dell’altro. Perché è così difficile comunicare la fine di una storia, dare spiegazioni chiare sulle fragilità percepite nel rapporto o che i sentimenti non possono essere così forti da tenere una relazione?
Per quanto sia difficile, è sempre più salutare porre fine ad un rapporto in modo diretto piuttosto che lasciarlo in sospeso e alimentando così qualsiasi interpretazione o congettura sulle motivazioni della rottura. Fornire spiegazioni, argomentare le ragioni in modo maturo, dirselo in modo franco e sincero per quanto possa arrecare sofferenza, dispiacere e difficoltà di accettazione da almeno la possibilità di riflessione rispetto quella perdita, poterla piangere avendole dato un senso e così poter gradualmente trovare il modo di riorganizzare il proprio mondo emotivo e la propria vita.
Comportarsi da fantasma porta in sé un paradosso.
Chi scompare porta avanti in un modo o nell’altro il legame. Questo perché la persona che viene lasciata avrà delle incertezze, dei dubbi che non le permetteranno di chiudere la questione una volta per tutte. Il “fantasma” finge di non saperlo, ma lo sa bene, invece. Non fa altro che chiudere una porta e aprire una finestra: manipola per gestire più facilmente il suo dolore. Sparire è, dunque, perlopiù una scelta di chi non empatizza, non riesce a connettersi con il dolore altrui. Sparire è scegliere di non sentirsi cattivo, annullando la relazione in maniera magica.
La ricerca scientifica, inoltre, riconosce nei Ghost uno stile d’attaccamento prevalentemente evitante: la fuga è un mettere in scena il comportamento evitante subito in passato e sperimentato all’interno delle relazioni primarie di cura (ad es. nelle elusioni delle proprie richieste di accudimento da bambino). Spesso la scelta di sparire si realizza proprio quando si inizia a sentire la profondità del legame e ci si spaventa dell’eventuale dipendenza dall’altro. Dunque in modo inconsapevole o meno per la paura di essere abbandonato, il Ghost decide di agire, abbandonando per primo e mantenendo il controllo sulla propria sofferenza e su quella dell’altro.
Tale fenomeno si è osservato anche nella mia attività professionale. Capita che il paziente sparisca, interrompa ogni comunicazione senza darsi e dare alla relazione terapeutica una possibilità di comprensione sulle ragioni della chiusura. Dall’esperienza terapeutica, spesso personalità con caratteristiche borderline ma non solo presentano spesso questa modalità, soprattutto quando il rapporto con il terapeuta assume maggiore intimità e ci si spaventa. La difesa che si utilizza è proprio l’abbandono, sparisco, fuggo dalla terapia.
Ed è proprio allora che bisogna darsi tempo, imparare a stare in una relazione, fare i conti con i propri modelli di attaccamento. Fare esperienza con l’altro di dipendenza e indipendenza allo stesso tempo. Chi si rende fantasma, chi blocca l’altro in realtà sta bloccando se stesso rispetto alla possibilità di crescere emotivamente limitando così le possibilità di vivere una vita autentica e piena.