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Hikikomori: Isolamento E Autoesclusione

Hikikomori: isolamento e autoesclusione

Hikikomori è una parola giapponese che significa “stare da parte” e che indica una condizione psicologico-psichiatrica che sta aumentando anche qui in Italia contraddistinta da un ritiro sociale volontario che può durare mesi e protrarsi per anni. Isolamento, rifiuto di ogni possibile contatto con l’esterno, interazioni ridotte al minimo o nulle anche con gli stessi familiari. Il luogo in cui si concentrano le sue attività, virtuali, è la sua camera, per lo più all’oscuro. Gradualmente si perdono amici, colleghi e ciò che inizia nella loro mente ad essere più rassicurante, più tollerabile e in cui ci si sente capaci è il mondo internet. 

Colpisce prevalentemente ragazzi di sesso maschile tra i 14 e i 30 anni ma non possiamo sottostimare il fenomeno anche nel sesso femminile.

Ad oggi le cause sono attribuibili a molteplici fattori. Un aspetto chiave sarebbe il temperamento, di tipo sensibile e che tende all’introversione. L’ambiente familiare esigente e pressante con una figura paterna dominante ma che risulta assente, con la quale non ci sono comunicazioni e confronti mentre la madre sarebbe quella maggiormente ed emotivamente presente nelle dinamiche emotive del figlio.

Essere stati vittime di maltrattamenti psicologici da parte di coetanei, sentire la propria diversità come una minaccia all’integrazione sociale, essere pressati dalle richieste scolastiche e lavorative percependone la severità e la freddezza sono ulteriori motivi che conducono a sviluppare fragilità, insicurezza, profondo senso di inadeguatezza. 

Hanno una ipersensibilità così forte da non riuscire ad avere la capacità di gestire i confronti sociali, i giudizi, le richieste esigenti. La visione che poi sviluppano è che la realtà è troppo competitiva, e che il mondo è ingiusto, ostile e opprimente. 

Prima che si strutturi una vera e propria patologia psichiatrica, quest’articolo ha l’intento di informare, saper dare i giusti orientamenti per identificare situazioni al limite di hikikomori e poter così intervenire con attività di prevenzione partendo dal mondo scuola/famiglia.

Spesso il primo segnale di allarme è il ritiro dal contesto scolastico e il tempo eccessivo che si dedica all’uso di chat, social network e videogame. Così sentono di poter evitare i “pericoli emotivi e relazionali” e destreggiarsi in modo sicuro ma non percependo il rischio di alienazione. Anzi ricordiamoci che la dipendenza da internet rappresenta una fuga in una zona di comfort nella quale gestiscono meglio il proprio malessere che ha radici molto profonde. 

Se si sospetta di ragazzi con tali caratteristiche, è consigliabile rivolgersi ad uno specialista per un primo ed importante inquadramento diagnostico.

Inoltre sintomi che si sviluppano di conseguenza sono anche l’alterazione del ritmo sonno-veglia, scoppi di rabbia e aggressività e pensieri suicidari.

Per il trattamento, l’intervento dovrà essere orientato non solo alla presa in carico psicoterapeutica del ragazzo/a ma anche un lavoro sul contesto e sulla famiglia. In casi più strutturati, i trattamenti più utili ed indicati prevedono l’inclusione della terapia farmacologica. La terapia cognitivo comportamentale prevederà momenti delicati per creare sicurezza e affidabilità e si prenderà cura del vissuto di inadeguatezza e di bassa autostima per poi prevedere strategie di esposizione progressiva. 

Ad oggi la psicoterapia online potrebbe essere la chiave iniziale per ridurre le resistenze iniziali ad un percorso di sostegno e cura psicologica o addirittura poter prevedere iniziali incontri domiciliari che possano fungere da stimolo per accompagnarli a concepire l’idea di recarsi personalmente nello studio del terapeuta che rappresenta uno sforzo ed impegno iniziale per uscire dai circoli viziosi della patologia.