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La Cura Delle Parole Nella Relazione Mente/corpo

La cura delle parole nella relazione mente/corpo

In che modo la psicologia clinica e la psicoterapia hanno un effetto curativo? Come, e su cosa esse agiscono? La psicoterapia come forma di talking cure si basa su uno degli strumenti fondamentali del lavoro clinico che è il colloquio, attraverso il quale reperire parole che curano presuppone fondamentalmente avere cura delle parole, conoscerle, distinguere la specificità di ognuna di esse, viverne la trama affettiva, conservarle nel loro ampio potenziale di significazione.

Grande cura e sensibilità nei confronti delle parole che hanno un potere evocativo e che permettono di entrare in risonanza emozionale con l’altro che soffre e che ci chiede aiuto.

Faccio riferimento a quella sensibilità che permette di ascoltare, di accogliere e di amare!

Nel lavoro delicato, complesso ma amorevole dello psicologo clinico sono richieste capacità carismatiche, sensibilità altre, capaci di risuonare e attivare una dimensione personale di tipo cognitiva, emotiva e comportamentale … le parole devono essere “esperienza” e solo allora progressivamente si noterà un allargamento della propria visione e un cambio di prospettica nel proprio percorso di vita.

Dalla parola nasce la storia di vita, emerge la narrazione che è un veicolo, che intersecandosi con i gesti e con la dimensione non verbale/corporea, ci permette di cogliere un senso al nostro malessere interiore.

Mente e corpo sono due canali di comunicazione interrelati e parlano costantemente e tale influenza reciproca e la predominanza o meno dell’una sull’altro, è stato nel tempo ampiamente dibattuto in psicologia. Sebbene sia unanimamente riconosciuta l’interdipendenza mente-corpo, le applicazioni cliniche, le teorie e le idee che le sottendono mostrano ancora una separazione. Generalmente viene attribuito alla medicina tradizionale e alle  branche mediche la pertinenza del corpo e quindi ciò che ha una matrice organica, fisiologica, bio-chimica e che è, illusoriamente, tangibile è di competenza medica.

Ciò che invece non ha un un’immediata riconducibilità al corpo, nei suoi aspetti anatomo-fisiologici e funzionali diviene e assume sovente una connotazione mentale, emotiva e diventa  appannaggio della psicologia clinica o della psicoterapia. Pertanto  alla medicina viene affidato il compito di curare il  dolore e il malessere che ha una precisa collocazione corporea, una organica consistenza e visibilità mentre alle discipline psichiche è dato il compito di occuparsi del malessere intangibile, del dolore invisibile. In conclusione dunque, la separazione mente/corpo, psiche/soma è solo forviante e di nessuna utilità specie nella pratica clinica, pertanto dobbiamo mettere in comunicazione la nostra unità biopsichica e attraverso le relazioni significative, collaborative e cooperative improntate sull’alleanza reciproca, la fiducia e l’onesta professionale e umana,  come dovrebbero sempre essere le relazioni terapeutiche, perché la significatività della relazione, la partecipazione empatica e le precise “parole” hanno  perfino la capacità di modificare e riequilibrare gli aspetti molecolari e biochimici.