Tra la mente e il cuore
Ama il prossimo tuo come te stesso, perché se non saprai amarti, nessuno potrà farlo per te. L’amore, principio fondamentale della nostra vita, lo cerchiamo costantemente; ci delude, ci entusiasma, spesso inizia come una bellissima favola eppure talvolta finisce con un dolore insopportabile.
Le crisi nella coppia aumentano per tanti motivi: tradimenti, differenze caratteriali, cambiamenti personali, lavorativi, familiari o problemi di intesa sessuale e di comunicazione. Molte coppie sposate, nonostante l’insoddisfazione matrimoniale, resistono e non si lasciano non per amore ma per esigenze economiche, paura della solitudine, paura di poter creare traumi ai propri figli e così vivono in un mondo infelice, o magari hanno creato una vita parallela con il proprio amante. Perché permettere tutto questo? Da un punto di vista culturale e familiare, apprendiamo, fin da piccoli, il modello d’amore dei nostri genitori, e quindi, più o meno inconsciamente, tendiamo a riproporre o lo stesso modello o uno completamente opposto. In genere, scegliamo un partner sulla base dell’attrazione fisica e successivamente su di lui proiettiamo i nostri bisogni affettivi e le nostre aspettative. Quindi il partner viene scelto non per quello che realmente è, ma per quello che si vorrebbe che fosse. E quando ci si sveglia dal sogno, iniziano le discussioni per la delusione delle aspettative: “Sei cambiata/o, non sei più la stessa/o.. Perché non mi capisci, perché non mi ascolti!”
La teoria dell’attaccamento di J. Bowlby e M. Ainsworth si è rivelata particolarmente adeguata a far luce sulle dinamiche delle relazioni amorose, per cercare di spiegare le ragioni delle difficoltà nel formare e mantenere legami soddisfacenti nelle relazioni adulte.
Sintetizzando oltremisura tale teoria, potremmo affermare che in sostanza si tende a riproporre nella vita adulta e, nella fattispecie in una relazione sentimentale, lo stesso e identico tipo di legame che ci ha visti protagonisti nella nostra infanzia: l’attaccamento con le nostre figure genitoriali.
Tali interazioni creeranno uno schema che tenderà ad essere duraturo. Per questo lo schema di rapporti familiari che una persona sperimenta nell’infanzia è di importanza così determinante per lo sviluppo della sua personalità. Non mancano esempi nella quotidianità di coppie che entrano in crisi, così, quasi all’improvviso, senza apparenti motivi scatenanti; tensioni che nascono per modi diversi di pensare.. a volte fin troppo: l’esatta riproposizione di credenze e stili familiari di cui ognuno dei due partner si fa portavoce. E’ crisi. Scatta un meccanismo psicologico particolare: ciascuno considera il partner il principale responsabile della situazione di tensione che si è venuta a creare. In altre parole, ciascuno sente di essere dalla parte della ragione: è il brutto carattere del partner il vero problema. E’ inutile dire che questo modo di vedere le cose causa dei grossi problemi alla relazione: ciascun coniuge si arrocca sulle sue posizioni e cerca invece di fare delle pressioni perché il partner cambi. Ma non è possibile cambiare un’altra persona: il solo risultato che si ottiene è quello di far sentire il partner poco capito, poco apprezzato e poco amato. Per migliorare il rapporto di coppia, occorre invece rendersi conto delle nostre responsabilità nell’aver contribuito ad instaurare una situazione insoddisfacente. Il rapporto di coppia è come una danza: bisogna essere in due per ballarla. Perciò se io modifico i miei passi, cioè le mie reazioni e i mieicomportamenti, anche il mio partner modificherà i suoi. La condizione essenziale per entrare in relazioni intime, superando i timori, è “percepirsi provvisti di un’identità personale solida e ben definita“, fattore che ci consente di entrare in relazione con l’altro senza perdersi, senza avere l’impressione di vedere dissolversi nell’altro le proprie caratteristiche, la propria individualità e originalità. In questo senso, autonomia individuale e capacità di amare sono associate e quindi, tanto più una persona ha raggiunto la propria autonomia ed è consapevole di se stessa, tanto più è capace di entrare in intimità con l’altro rispettandone l’unicità.
L’amore vero non è mai l’effetto dell’innamoramento, quella pulsione che cerchiamo tipica dell’adolescenza, ma è frutto di una scelta consapevole che può essere fatta solo quando una persona ha superato tutte le paure che gli impediscono di viverlo serenamente.
Uno spaccato della nostra realtà, alcune considerazioni che lasciano spazio all’emergenza di riscoprire se stessi e provare la libertà di sperimentarsi nel rapporto con l’altro. Dedichiamoci uno spazio in cui confrontarci per favorire la crescita di un rapporto sano e costruttivo con il proprio partner e avviare un percorso di consapevolezza perché qualsiasi tipo di rapporto con “l’altro” non può prescindere dalla relazione con sé.
Ricordandosi che..
..l’amore vero può essere vissuto solo quando si è prima stati capaci di Vero Amore per se stessi…